Woodstock 1969 |
Quanta nostalgia degli anni ’60!
Nel
1969 un grande festival sulla costa est degli Stati Uniti, quello di Woodstock, famoso
ancora oggi perché vi parteciparono grandi della musica (Janis Joplin, Carlos
Santana, Jimi Hendrix e tanti altri) rese celebre un
movimento, che ereditava vari aspetti dei primi Bohémien e dei Beatniks, e che di lì a poco si
sarebbe diffuso a macchia d’olio, quello hippie. Giovani lavoratori e studenti
che in prima linea cercarono di scuotere la società, percepita come un'entità che
esercitava un indebito potere sulle loro vite, e che chiamavano "The Man"
o "The Big Brother". Sono gli anni delle lotte
politiche, del movimento pacifista, della rivoluzione sessuale. L’hippie è anticonforme,
antietico, rinnega tutte le strutture
gerarchiche, rifiuta le logiche
economiche e politiche del momento. Il termine stesso “hippie” significa “mangiare la foglia”, indica cioè colui che ha compreso
quali sono le nefandezze della società e cerca un’alternativa per non far più
parte di questo meccanismo corrotto.
La “summer of love”, è così che viene
chiamata questa rivoluzionaria stagione, segna la storia dei nostri tempi,
contribuendo ad una metamorfosi culturale che modifica idee e modi di pensare. Ancora oggi tantissimi sono gli aspetti che possiamo ritrovare nella cultura
contemporanea: dalla salute
alimentare, all’amore per la natura, alla musica,
ai costumi sessuali odierni, alla moda, al viaggio.
Ognuno di questi aspetti deve essere
inteso anche nella sua accezione più intrinseca. E’ così che al di là della moda ufficiale e dello stile "alla Twiggy",
il modo di vestire degli hippies si pone come un codice di abbigliamento
lontano dai canoni classici, diventando simbolo
di libertà e di parità dei sessi. L'interesse verso il cibo salutare, i
rimedi erbacei, ripresi dagli Indiani d’America, rappresentano un legame profondo con la
terra madre e rispetto per se stessi.
Il viaggio, rigorosamente via terra, con
pochissimi mezzi economici e una larga disponibilità di tempo, è possibilità di crescere, di conoscere e fondersi
con altre persone, di costruire una perfetta convivenza tra colori, religioni e
ideologie, di poter amare.
Oggi, come allora, le istituzioni ci assoggettano a canoni
prestabiliti e a un modus vivendi uguale per tutti, ci limita nel pensiero, ci
manipola attraverso i media. E’ tempo che quei potenti valori, quegli stessi
valori che guidarono i figli dei fiori nella loro intima battaglia, guidassero
anche noi verso una presa di coscienza.
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