Tornate al Central Parking,
fissammo per qualche minuto l’albergo alle sue spalle: non è che fosse dei
migliori! Non avevamo voglia di mettere in moto il Memè e andarcene in giro per
trovare qualche altro posto in cui sederci a mangiare e quindi entrammo lì.
Sapete di quei posti lugubri,
freddi e spogli, che ti danno un senso d’angoscia solo a guardarli?
Beh quel posto era così! Il
signore al bancone, un vecchio guercio che non faceva altro che fissarci come
se non avesse mai visto quattro gambe, ci fece accomodare ad un tavolino,
vicino all’ingresso della cucina.
Il locale era deserto, eravamo
le uniche due persone, evidentemente, che avevano avuto il coraggio di fermarsi
lì.
Ordinammo un Sviečková na smotane, piatto
tipico locale a base di maiale.
A parte la lunga
attesa prima che il piatto di portata arrivasse al nostro tavolo, l’altro
elemento che ci infastidì tantissimo era il chiasso che proveniva dalla cucina.
Urla, rumori di
pentole e coltelli che battevano forte sui taglieri, e urla, forse urla già l’ho
detto, ma lo ripeto perché di urla se ne sentivano davvero tante, mettevano
paura.
Tant’è che, mentre
mangiavamo, in un attimo in cui la porta della cucina si aprì per
permettere il passaggio di un cameriere, riusciì a buttare uno sguardo dentro,
e quello che vidi mi scioccò. Sangue, sangue ovunque.
Da quel momento mi
passò l’appetito, informai subito mia sorella di quanto avessi visto, e il
tutto diventò ancora più horror quando dalla cucina uscì una signora con una
mano fasciata e tutta sporca di sangue. Dove eravamo finite? Da amante dei film
dell’orrore temevo profondamente di esserci finita dentro. Mi girai verso mia
sorella ed entrambe pensammo la stessa cosa, volevamo andarcene da quel posto!
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